Amore in cerca di nuove definizioni
L’amore secondo Isabelle, film di Claire Denise, rimanda a una serie di considerazioni che riguardano le relazioni di coppia eterosessuale. Se infatti il dibattito in differenti ambiti relativi all’universo LGBT sono attivamente indagate, la crisi della coppia e della famiglia etero, rimane ancora nell’ombra, nascosta e oppressa da una crisi epocale, frutto di un cambiamento critico di società, mondo del lavoro, ricaduta sui linguaggi.
La regista francese ha scelto una perfetta Juliette Binoche, artista cinquantenne sulla cresta dell’onda professionale, separata con una figlia – che non a a caso appare solo in una rapida immagine perché non è il maternage al centro dei suoi pensieri – alla ricerca perpetua di un amore. Isabelle ha una relazione ancora sessuale con il suo ex marito ed entrambi ammettono di non poter fare più a meno l’uno dell’altra; pure, ogni uomo che incontra può essere quello buono. Il banchiere rude e coniugato; l’attore anch’egli coniugato che vola pindaricamente tra le parti recitate e quelle della vita reale; il geometra con il cui mondo non ha e non vuole avere nulla a che fare; il gallerista gentleman che tiene a bada il desiderio di lei.
Il tratto di unione è l’infatuazione di Isabelle, che segue un canone sempre uguale. La regista la ritrae alla fine di ogni primo incontro, mentre chiude la porta di casa alle sue spalle e ride di gioia e felicità, convinta di aver trovato quello giusto. Dura un attimo: la donna è sempre piena di dubbi e pone ai suoi potenziali partners domande ambigue che lei stessa fatica a comprendere e che ritratta di continuo. Sei una sociopatica, l’accusa l’ex marito, tua figlia ti sente piangere ogni sera. Già perché l’artista depressa piange e ride, al contempo le va dato il merito di non smettere di cercare e nemmeno di rompere definitivamente con chi spende una o più notti nel suo letto.
Claire Denise dice di essersi ispirata al celeberrimo Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes, disamina universale sugli stati d’animo legati agli innamoramenti. Non ve ne ritroviamo molta traccia in verità, ma ciò che sembra più interessante è capire cosa vuole veramente Isabelle: una idea di amore romantico, totale e disponibile, che pure si scontra con la sua vita di donna professionalmente affermata e sicura di sé. Dilemmi che alla fine del film paiono vedere la luce attraverso il pendolino del medium Gérard Depardieu, che spinge la donna verso la ricerca di una propria felicità che prescinda dall’“altro”.
Colpisce, dicevamo, il balbettio confuso dei dialoghi uomo-donna, e anche la scelta della regista di una storia che non include la modalità contemporanea degli incontri online, delle dating app: nel film Isabelle incontra i suoi uomini al bar, ai vernissage, alle cene da amici, un mondo che esiste ma che non trova più spazio nella rappresentazione e nell’immaginario individuale.
E’ possibile avere relazioni che non implichino il nominarsi, il dire “noi” nel senso più tradizionale del termine, ma che offrano parentesi o anche ampi spazi di serenità e gioia? Questa sembra essere la domanda che fa da sottotraccia alla sceneggiatura.
In modo diametralmente opposto – età, contesti, stilli di vita – ma pur girando intorno alla complessa e a tratti decadente metamorfosi delle relazioni donna-uomo, Cristina Portolano, graphic-novelist, disegna e cuce Non so chi sei, tessuto autobiografico che racconta le sue esperienze sessuali e relazionali con uomini incontrati grazie a Tinder. Chi costruisce fumetti possiede l’arte magica di legare il tratto grafico al testo: la donna e gli uomini del suo volume sono di una naturalezza, nei cui corpi ognun* si può riconoscere, in una sola parola corpi “normali” alla ricerca del piacere, due chiacchiere, una notte di sonno in comune. Sia chiaro che Portolano non ha trovato la sua ricetta della felicità, ma sperimenta il terreno del maschile dopo una relazione lesbica. Il suo libro riflette i passaggi di stato (dalla curiosità, alla dipendenza fino al rifiuto), pure il titolo esprime chiaramente la sua condizione: non so chi sei, appunto.
Tu L’uomo, lo sconosciuto che non so se vorrò rivedere, che non usa il mio linguaggio, che non mi procura il piacere che cerco, ma che pure mi offre spiragli di serenità. L’altro io, Cristina, è una isola in movimento: forse non sa cosa bene cerca ma è lì ben piantata nei suoi disegni e fumetti, a dirci che non smetterà la ricerca, ben decisa a non scivolare via dallo scenario della sua vita “in relazione”.
L’amore secondo Isabelle, di Claire Denise con Isabelle Huppert e Gérard Depardieu. Francia, 2017
Cristina Portolano, Non so chi sei, 199 pagine, Rizzoli Lizard, 16.50 euro, ebook 9,99.