La domenica di Pasqua ha mischiato pericolosamente due accadimenti avvenuti in Pakistan con i recenti drammatici attacchi terroristici a Brussels. Due uomini bomba a Lahore si sono fatti esplodere nei giardini pubblici di Gulshan Iqbal, uccidendo 63 persone e ferendone più di cento. Nella stessa giornata circa duemila persone si sono riversate nella strada principale di Islamabad, per un sit in di protesta davanti il parlamento. All’origine di essa la condanna a morte, eseguita a fine febbraio scorso, di Mumtaz Qadri, guardia del corpo dell’allora governatore del Punjab Salmaam Taseer, “colpevole” di voler annullare il reato di blasfemia, che nel… read more →
Il coprifuoco può non solo imposto formalmente: le città chiudono per motivi di sicurezza (Kabul, per esempio), torni a casa alle 23 e puoi riuscire solo dopo le 6 al mattino. No, le città possono essere chiuse un po’ alla volta, in maniera semi formale, adottando provvedimenti che costringono chi ci abita a non circolare. Da pochi giorni nell’intero Pakistan (una città con 22 milioni di abitanti come Karachi, o un piccolo distretto del Balochistan) i negozi devono chiudere alle 8 di sera, i ristoranti e gli altri locali alle 11. Motivazione ufficiale: la penuria di energia elettrica, uno dei… read more →
Il mondo cerca di nascondere la persecuzione dei cristiani, ha detto ieri il pontefice commentando la strage avvenuta in due chiese ieri a Lahore, che ha provocato 15 morti e numerosi feriti. In realtà, se è pur vero che la stretta dell’integralismo islamico sta mietendo vittime anche nel mondo cristiano (la maggioranza dei morti è ancora musulmana, ricordiamolo), dal Pakistan arriva sulle pagine dei nostri giornali solo questo ultimo evento, appunto perché riguardante la comunità cristiana (quasi un milione nella sola Lahore). E a noi fa più impressione del solito perché mai le nostre generazioni avevano visto il mondo cristiano… read more →
Una amica che come me ha lavorato in aree di guerra mi diceva qualche giorno fa – di fronte alle reciproche impressioni delle nostre vite di quotidiana “normalità”, in paesi in cui pochi vorrebbero mettere piede – che l’esperienza è un po’ come essere lungo degenti in ospedale, dopo i primi giorni ci si abitua a un ritmo quotidiano fatto di procedure che hanno senso solo li dentro e che in pochissimo tempo appaiono normali, perché è il nostro cervello che si adegua rapidamente alle soluzioni difficili, estreme, e ne cerca accomodamenti utili alla sopravvivenza. Ho visto anche io “American… read more →